Quando qualche tempo fa mi è arrivata un’e-mail con cui venivo invitata a passare un weekend a Genova in occasione dei 25 anni del Porto Antico e dell’Acquario, la prima cosa che ho pensato è stata: Genova?Diciamocelo, la città ligure in passato era fuori dai circuiti turistici tradizionali e questo la rendeva una destinazione insolita a cui pensare. Le poche informazioni che avevo risalivano ai tempi delle elementari e alla triste vicenda del G8. Il motivo per cui accetto volentieri di andare lì è principalmente l’acquario, l’idea di vedere i delfini e gli squali mi riempie di eccitazione, per il resto non ho particolari opinioni su cosa aspettarmi. Ed è questo il bello di Genova. Recentemente è uscito un articolo del New York Times in cui si promuove la città come capitale europea da non perdere. Non è Roma né Venezia e forse è proprio questo che le conferisce lo status di luogo da vedere. Non ha percorsi obbligatori, tappe da onorare necessariamente. Genova si lascia scoprire nelle sue mille sfaccettature, nei segni che le varie dominazioni hanno lasciato e nell’orgoglio della sua gente. La Superba la chiamavano e a ragione.
È una città di mare, è una città barocca, è una città rinascimentale, sfugge a qualsiasi definizione e per secoli ha avuto il controllo del mare. Nel 1358 Petrarca scriveva: “Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”. Nel 2017 io la scopro per la prima volta.
GIORNO UNO – Arriviamo a Genova in una giornata plumbea che promette pioggia e poi la manterrà. La prima cosa che penso camminando dalla stazione all’albergo che ci avrebbe ospitato è: “Ammazza quanto è grande ‘sta Genova”, per poi concludere subito dopo che mi ricordava qualcosa.
Non so cosa mi aspettassi, forse un paesino di pescatori norvegese e invece la città ligure è una capitale europea a tutti gli effetti che trasmette fin dal primo impatto il suo essere multiforme.
L’Hotel Bristol Palace è un albergo in stile liberty con una scalinata centrale talmente imponente da farti capire subito chi è comanda. Il privilegio di poter visitare alcuni luoghi da ospite, sta anche nelle comodità messe a tua disposizione. Quando entro in camera sono indecisa se dormire sul letto a sei piazze o nella doccia da dodici.
Invece è tempo di conoscere la città: punto di incontro è Piazza De Ferrari, la principale piazza di Genova in cui troneggia una fontana di bronzo e su cui affacciano alcuni importanti edifici come il Palazzo della Regione Liguria e il Teatro Carlo Felice.
Una cosa che non va mai dimenticata quando si conosce Genova, è il suo essere una città di mare. La sua cultura, le sue tradizioni, tutta la vita dei genovesi ruota intorno a questo elemento. Basti pensare che chiamano “salite” anche le discese, perché qualsiasi strada la considerano a partire dal porto.
Ed è proprio al Porto Antico che ci dirigiamo per conoscere la sua storia e fare un tour delle sue attrazioni. Sarò breve perché la città merita una visita e se vi dico già come va a finire, che lo guardate a fa’ sto film?
Però va detto che questa zona, che ora copre un’area considerevole, dopo aver conosciuto secoli di splendore è stata abbandonata progressivamente a partire dal secondo dopoguerra fino al ’92. Quell’anno, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni della scoperta dell’America, fu organizzato un’Expo Internazionale e affidata a Renzo Piano la riqualificazione del posto.
Quello che oggi si mostra è un punto nevralgico della città, in cui convogliare le attività culturali e sociali dei genovesi. Qui, per esempio, si può fare un giro sul Bigo, un ascensore panoramico che offre la possibilità di una vista a 360 gradi del capoluogo ligure. Ma c’è molto altro da fare e da vedere. Per esempio un aperitivo da 0’Bleu, un locale ospitato su una chiatta dove si beve e si mangiano prodotti del luogo. Finiamo la serata tra i “caruggi”, i vicoli di Genova dove è d’obbligo fermarsi per assaggiare un “asinello”, un vino aromatizzato alle erbe.
GIORNO DUE – So che oggi è il giorno che più attendo, la visita all’Acquario, ma quando vedo la colazione penso di non poterla lasciare più. Invece devo salutarla, le prometto che ci vedremo il giorno dopo e mi dirigo con i miei compagni di avventura a conoscere la città attraverso le sue botteghe storiche. E quando dicono storiche, lo dovete prendere letteralmente. Infatti questi negozi, per entrare a far parte dell’Albo voluto da una serie di enti per proteggere questo patrimonio locale, devono avere almeno 70 anni di attività e altri requisiti tra cui arredi o attrezzature d’epoca.
Tra le tante botteghe visitate, ne cito una in particolare – l’Antica Confetteria Romanengo – dove ho assaggiato un fondant alla lavanda che mi ha assicurato una visita dal dentista e un’impennata glicemica da visione della Madonna.
A proposito della Signora Maria, un elemento tipico nell’architettura genovese è l’edicola votiva dedicata alla Stella Maris, la protettrice dei mari, uno degli appellativi dati alla Vergine Maria.
Tutto qui parla di mare e la città riesce nell’intento di farti respirare quell’atmosfera che l’ha resa “La Superba”.
Proseguiamo prendendo la funicolare che ci porta alla salita della Spianata di Castelletto e da lì ci godiamo lo spettacolo che Genova ci offre sui suoi tetti, le terrazze, le torri e in lontananza l’onnipresente mare.
All’inizio ho detto che è una città, questa, che si sviluppa in verticale. Non dimenticatelo quando dovrete salire scale, strade o vicoli strettissimi e vi chiederete “ma come fanno gli anziani a non rompersi un femore un giorno sì e l’altro pure?”. Non avrete risposta alla vostra domanda, ma troverete dei panorami talmente mozzafiato, che ripagheranno la scalata appena fatta.
Prima di pranzo abbiamo il tempo di far visita al Palazzo Rosso, una delle dimore d’epoca inserita nel sistema dei “Palazzi dei Rolli”, un’area dichiarata patrimonio UNESCO. Si tratta di una serie di residenze nobiliari, i cui proprietari, per un decreto del 1576, erano obbligati ad accogliere le visite di stato.
La vista, dal tetto di Palazzo Rosso, è magnifica.
Il pranzo viene servito nel ristorante I Tre Merli, dove assaggiamo la focaccia al formaggio e altre specialità liguri che ripristinano le eventuali calorie perse durante la mattina.
Il pomeriggio è dedicato all’Acquario e alla scoperta del mondo sottomarino. Stiamo parlando dell’acquario più grande d’Italia, che ospita esemplari mai visti e conosciuti.
Ma la cosa più emozionante, quello che mi ha lasciato a bocca aperta, è stata l’esperienza che ci è stata offerta. Ce l’avete presente l’infanzia che si presenta prepotente sotto forma di ricordi disneyani? All’improvviso ho cinque anni e piango di fronte a una violinista che accompagna la danza dei delfini sulle note di “Oceania”. Batto le mani felice di fronte alla vasca dei pinguini e mi lascio ipnotizzare dal movimento sinuoso delle meduse. Non lascio che demolisca il mio entusiasmo fanciullesco neanche la guida che, scandendo bene le parole, chiede “Dov’è la signora che voleva vedere gli squali?”. La signora sono io e tu, guida, hai appena conosciuto la mia misericordia.
Le ore scorrono troppo velocemente dentro quel mondo ovattato ed è già ora di proseguire verso la prossima tappa: il Galata Museo del Mare.
Come vi dicevo, Genova non dimentica le sue origini e non permette al visitatore di farlo. Facciamo prima un giro sul Nazario Sauro, un sommergibile ormeggiato nel Porto Antico. Siete mai stati su un’imbarcazione del genere? È bassa, stretta, soffocante. Io ho problemi a dividere il bagno con il mio fidanzato, figuriamoci un sommergibile. Ma l’esperienza vale il prezzo del biglietto.
È la volta, poi, del Galata, un museo che ha il compito di accompagnare il visitatore attraverso la vita di mare nelle varie epoche. Una menzione speciale va alla ricostruzione del periodo delle migrazioni dei nostri concittadini verso l’America, un modo toccante e realistico di mostrare parte della nostra storia, in un momento storico in cui è tornato forte il tema dell’immigrazione.
La serata si conclude con una cena ligure servita nel ristorante Gusto a Bordo, il locale dell’Acquario di Genova che affaccia sul porto.
GIORNO TRE – Il mio viaggio sta per concludersi e lo sta per fare alla grande. Visitiamo, infatti, Nervi, un quartiere residenziale di Genova, talmente diverso dal centro della città da sembrare un comune a sé. Facciamo un giro nel verde dei parchi che offrono uno spettacolo rigoglioso anche sotto il peso di un cielo grigio. Attraversiamo la passeggiata Anita Garibaldi, una passerella situata su una scogliera, che offre la possibilità di guardare il mare ribollire sotto di noi, nero e minaccioso come questa giornata. E infine il pranzo luculliano nel ristorante dei Bagni Medusa, dove finalmente ci concediamo un lungo riposo prima della partenza. C’è chi prende il sole, chi scatta una foto, ci sono lingue diverse che trovano il modo di farsi capire di fronte a un bicchiere di vino e il sole che ogni tanto fa capolino dalle nuvole.
La cosa difficile, quando si descrive una città, è evitare di cadere nella trappola della banalità. Il rischio è di fare del mondo un unico luogo, quasi sempre quello preferito.
Allora non dirò che a Genova mi sono sentita come se fossi a casa, non la definirò mia solo perché ci ho passato un paio di giorni. Genova è stata anche questo, ma soprattutto è stata sorprendente mentre la scoprivo. E su tutto, il mare, quel mare che lambisce la città e l’animo di chi vuole conoscerla.